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N. 03498/2011REG.PROV.COLL. N. 01951/2004 REG.RIC. R E P U B B L I C A I T A L I A N A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 1951 del 2004, proposto da:
Montresor Lodovico, e successivamente , Montresor Francesco e
Montresor Michele, in proprio e quali soci accomandatari della Azienda
agricola Ottella s.a.s. di F. e M. Montresor, rappresentati e difesi dagli avv.
Antonio Liuzzi, Maria Gabriella Maggiora, con domicilio eletto presso
Antonio Liuzzi in Roma, via Dardanelli, 13;
Anas S.p.A. gia' Ente Nazionale Per Le Strade-Anas, rappresentato e difeso
dall'Avvocatura Gen.Stato, domiciliata per legge in Roma, via dei
Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova S.p.A., rappresentato e difeso
dall'avv. Alberto Cartia, con domicilio eletto presso Andrea Manzi in Roma,
via Federico Confalonieri, 5; Comune di Peschiera del Garda;
della sentenza del T.A.R. VENETO - VENEZIA: SEZIONE II n.
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06733/2002, resa tra le parti, concernente diniego di sanatoria di opere
edilizie realizzate in zona di rispetto autostradale.
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 1 marzo 2011 il Cons. Oberdan
Forlenza e uditi per le parti gli avvocati Maggiora, Gigli, su delega di Cartia
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
1. Con l’appello in esame, il ricorrente impugna la sentenza 24 dicembre
2002 n. 6733, con la quale il TAR Veneto, sez. II, ha dichiarato
improcedibile il primo ricorso, da lui proposto avverso la diffida a demolire
7 ottobre 1983 n. 5893 del Comune di Peschiera del Garda; e accolto
parzialmente il secondo, proposto avverso il parere 22 settembre 1997 n.
3309, con il quale l’ENAS (oggi ANAS), si è pronunciato in senso
sfavorevole sulla sanatoria di opere edilizie da lui realizzate, ed avverso la
successiva nota 27 novembre 1997 n. 4100, con la quale è stata respinta la
richiesta di riesame del precedente parere sfavorevole.
Il Tribunale ha dichiarato l’improcedibilità del primo ricorso per essere
stata successivamente proposta istanza di condono. Ha rigettato il secondo
(relativo proprio agli atti ostativi al rilascio di permesso di concessione in
a) quanto ai manufatti realizzati prima dell’entrata in vigore dei limiti di
rispetto dalle autostrade previsti dal D.M. 1 aprile 1968, gli stessi, posti a 20
metri dalla stessa, violano il limite di rispetto (non edificare a meno di 25
m.) già previsto dall’art. 9 l. n. 729/1961;
b) quanto ai manufatti realizzati dopo il 1968, consistenti, dapprima, in
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modifica di una scala esterna, ampliamento della terrazza e spostamento
dell’apertura di una porta; successivamente, nella realizzazione di ulteriori
tettoie, gli stessi sono posti a circa 40 m. dal confine autostradale, in palese
contrasto con il D.M. 1 aprile 1968, che impone un limite di rispetto di 60
m. Tuttavia, i primi interventi rappresentano modifiche ad un edificio già
esistente, realizzato con regolare licenza, di modo che non contrastano con
la finalità del vincolo autostradale, con conseguente accoglimento
(limitatamente ad essi) del ricorso. Gli ulteriori interenti (tettoie e recinti
risalenti al 1978) consistono in manufatti nuovi, realizzati in violazione
della fascia di rispetto autostradale, e pertanto non sanabili;
c) a tali conclusioni si perviene anche considerando che “il vincolo
autostradale, nelle zone poste al di fuori dei centri abitati, è un vincolo
assoluto di inedificabilità, assoggettato al disposto dell’art. 33 l. n. 47/1985,
che non consente alcuna possibilità di deroga da parte dell’autorità preposta
Avverso tale decisione, vengono proposti (limitatamente al capo della
sentenza che respinge il secondo ricorso) i seguenti motivi di appello:
a) error in iudicando; errore e travisamento dei fatti; violazione e falsa
applicazione art. 9 l. n. 729/1961, D.M. 1 aprile 1968, artt. 32 e 33 l. n.
47/1985; ciò in quanto nessuno degli atti dell’ANAS impugnati fa
riferimento ad un vincolo imposto dalla l. n. 729/1961, la cui violazione è
stata sostenuta dall’ANAS solo in corso di giudizio, quindi “a posteriori” e
con una “motivazione estranea all’atto”. Al contrario, “per valutare la
legittimità o meno di un parere negativo, esclusivamente fondato sulla
asserita incompatibilità (delle opere di cui si chiede la sanatoria) con i
vincoli derivanti dal D.M. 1 aprile 1968, occorre esclusivamente accertare se
sussista o meno l’incompatibilità con le prescrizioni di cui al D.M. 1 aprile
1968, senza che abbia rilievo alcuno l’asserita incompatibilità con altri
vincoli, la cui violazione non è stata contestata”; in fatto, tale
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incompatibilità con i vincoli del citato D.M. non sussiste. Inoltre, per un
verso, i manufatti sono anteriori anche al 1961, e quindi agli stessi non
possono essere applicati i vincoli di cui alla l. n. 729/1961; per altro verso,
il tratto autostradale in oggetto “è stato realizzato a cavallo degli anni
cinquanta e sessanta, prima dell’entrata in vigore della l. 729/1961, che si
applica solo ai tratti autostradali costruiti successivamente. In definitiva, si
tratta di “vincoli inapplicabili al caso in esame (o comunque di vincoli che
non comportano una inedificabilità assoluta)”;
b) error in iudicando; errore e travisamento dei fatti nonché carenza di
istruttoria; poiché si assume senza alcun riscontro che i manufatti siano
collocati a 20 m. dal ciglio autostradale (quelli realizzati prima del 1968) ed
a 40 m. (quelli realizzati successivamente a tale data). Al contrario, occorre
rilevare che, in epoca successiva, vi è stato ampliamento della sede
autostradale con “corrispondente traslazione della fascia di rispetto”, e di
tanto non ha tenuto conto né il parere ANAS, né la impugnata sentenza;
c) error in iudicando; motivazione incongrua, poiché se, come affermato
dalla stessa sentenza, la finalità del vincolo di inedificabilità è quella di
impedire che la presenza di costruzioni nella fascia di rispetto “costituisca
un pericolo per la sicurezza del traffico veicolare e l’incolumità delle
persone, il parere ANAS avrebbe dovuto rilevare la intrinseca irrilevanza
degli interventi realizzati dopo il 1968 in rapporto alle finalità di sicurezza
d) omessa pronuncia sulle censure proposte con il ricorso, e segnatamente:
d1) del motivo volto a denunciare il vizio di eccesso di potere per carenza
di motivazione, poiché il parere ANAS “non contiene alcuna valutazione in
merito alla asserita pericolosità delle opere oggetto della richiesta di
condono”; d2) del motivo volto a denunciare eccesso di potere per carenza
di istruttoria, errore e travisamento dei fatti (con riferimento alla effettiva
epoca di realizzazione degli asseriti abusi) nonché in merito alla illogicità e
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contraddittorietà degli atti dell’ANAS, “che prima consente la costruzione
di muri a salvaguardia delle opere e poi nega il proprio nulla osta alla
sanatoria di quelle stesse opere”; d3) del motivo di omessa considerazione
della circolare 50/85, secondo la quale i vincoli posti a protezione del
nastro autostradale vanno valutati con minor rigore nelle zone in cui il
vincolo sia sostanzialmente già compromesso dalla esistenza di opere non
abusive come tali, escluse dalla necessità di sanatoria e cioè di opere
ultimate prima del 1 settembre 1967”; nel caso di specie, l’area dove
sorgono i manufatti è già compromessa per l’esistenza di opere non abusive
e l’ANAS ha omesso di comparare i distinti interessi pubblici (alla tutela
della sicurezza stradale e alla sanatoria di opere esistenti).
Intervenuto, in pendenza di giudizio, il decesso dell’appellante Montresor
Lodovico, i signori Michele e Francesco Montresor, in proprio (in qualità di
eredi) e come soci accomandatari della Azienda agricola Ottella s.a.s. di F. e
M. Montresor, sono intervenuti per la prosecuzione volontaria del giudizio
(atto 1 dicembre 2009) e, successivamente, hanno notificato atto di
Si sono costituite in giudizio l’ANAS e la società “Autostrada Brescia,
Verona, Vicenza, Padova” s.p.a., la quale ha dapprima concluso per il
rigetto dell’appello, stante la sua infondatezza, e successivamente, con
memoria del 7 maggio 2010 ha eccepito l’inammissibilità dell’atto di
riassunzione del giudizio da parte degli eredi dell’appellante (Francesco e
Michele Montresor), stante la loro non dimostrata qualità di eredi e la loro
non dimostrata proprietà dei manufatti oggetto del denegato condono
All’odierna udienza, la causa è stata riservata in decisione.
2. L’appello è infondato e deve essere, pertanto, respinto, potendosi
conseguentemente prescindere dall’eccezione di inammissibilità dell’atto di
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Si sono già enunciati, nella parte espositiva in fatto, i precisi limiti del
presente appello, rivolto esclusivamente avverso il capo della sentenza n.
6733/2002, con la quale il TAR Veneto ha rigettato il (secondo) ricorso
proposto in I grado, avverso gli atti dell’ANAS volti al diniego dell’istanza
di condono, in pratica con riferimento ai manufatti consistenti in
“mangiatoie e relative tettoie” (risalenti ad epoca anteriore al 1968) ed in
“alcune tettoie e recinti risalenti al 1978”.
L’art. 9 l. 24 luglio 1961 n. 729 (dapprima parzialmente abrogato dall’art.
231 d. lgs. n. 285/1992 e successivamente abrogato dall’art. 24 d.l. n.
112/2008) prevede, in particolare, che: “lungo i tracciati delle autostrade e
relativi accessi, previsti sulla base dei progetti regolarmente approvati, è
vietato costruire, ricostruire o ampliare edifici o manufatti di qualsiasi
specie a distanza inferiore a metri 25 dal limite della zona di occupazione
dell'autostrada stessa. La distanza è ridotta a metri 10 per gli alberi da
Tale vincolo opera già prima del diverso e successivo vincolo introdotto dal
D.M. 1 aprile 1968 (il cui art. 4 prevede un vincolo di inedificabilità di 60
m. dal ciglio della autostrada), sia per effetto diretto dell’entrata in vigore
della legge n. 729/1961, sia per effetto dell’art. 41-septies della l. 17 agosto
1942 n. 1150 (introdotto dall’art. 19 l. n. 765/1967), in base al quale, in
attesa del decreto ministeriale di definizione delle categorie di strade e delle
distanze minime di rispetto a protezione del nastro stradale (il successivo
D.M. 1 aprile 1968), “si applicano a tutte le autostrade le disposizioni di cui
all'art. 9 della legge 24 luglio 1961, n. 729.”.
Quanto alla natura dei vincoli stradali (ed, in particolare, autostradali) la
giurisprudenza, con interpretazione che si condivide, ha già avuto modo di
affermare che si tratta di vincoli di inedificabilità assoluta (Cass. civ., sez. II,
3 novembre 2010 n. 22422 e 10 gennaio 2007 n. 229; Cons. Stato, Ad.
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Plen. 16 novembre 2005 n. 9; Cons. St., sez. IV, 18 ottobre 2002 n. 5716 e,
con specifico riferimento alle autostrade, sez. IV, 25 settembre 2002 n.
Si è anche precisato che il divieto di costruire a una certa distanza, imposto
dall'art. 9 l. n. 729/1961 e dal d.m. Lavori Pubblici 1 aprile 1968, non può
essere inteso restrittivamente, e cioè come previsto al solo scopo di
prevenire l'esistenza di ostacoli materiali emergenti dal suolo e suscettibilità
di costituire, per la prossimità alla sede stradale, pregiudizio alla sicurezza
del traffico e alla incolumità delle persone, in quanto è correlato alla più
ampia esigenza di assicurare una fascia di rispetto utilizzabile,
all'occorrenza, dal concessionario per l'esecuzione dei lavori, per l'impianto
dei cantieri, per il deposito dei materiali, per la realizzazione di opere
accessorie, senza limitazioni connesse alla presenza di costruzioni. Pertanto,
il vincolo in questione, traducendosi in un divieto assoluto di costruire,
rende legalmente inedificabili le aree site in fascia di rispetto stradale o
autostradale, indipendentemente dalle caratteristiche dell'opera realizzata e
dalla necessità di accertamento in concreto dei connessi rischi per la
circolazione stradale (Cass. civ., sez. II, 3 novembre 2010 n. 22422; Cons.
Infine, con riferimento all’ambito di applicazione dei vincoli ex art. 9 l. n.
729/1961, questo Consiglio di Stato (sez. IV, 29 aprile 2002 n. 2277) ha
“Va, in ogni caso, ribadito come l'art. 9, l. n. 729/61 trova applicazione solo
in relazione alle autostrade di nuova costruzione e cioè a quelle che non
erano state realizzate all'epoca dell'entrata in vigore della legge . . .
La disciplina della fattispecie di che trattasi è pertanto sottratta all'art. 9, 1°
comma, l. 24 luglio 1961, n. 729, il cui divieto di costruire di ampliare
edifici o manufatti di qualsiasi specie, a distanza inferiore a 25 m. dal limite
della zona di occupazione dell'autostrada, opera soltanto per le autostrade
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la cui costruzione è avvenuta dopo l'entrata in vigore della legge medesima,
oppure alle autostrade la cui costruzione è stata già concessa anteriormente
È la stessa lettera della legge ad implicare tale conclusione, laddove fa
riferimento alle autostrade e ai relativi accessi, previsti sulla base di progetti
regolarmente approvati: tanto basta a rendere inapplicabile la nuova
normativa ad autostrade già edificate in base al generale principio della
irretroattività sancito dall'art. 11 delle preleggi.”
Infine, con riferimento al rapporto tra vincolo stradale e cd. condono
edilizio, occorre osservare che l’art. 33 l. n. 47/1985 prevede che “le opere
di cui all'articolo 31 non sono suscettibili di sanatoria quando siano in
contrasto con i seguenti vincoli, qualora questi comportino inedificabilità e
siano stati imposti prima della esecuzione delle opere stesse: . . . d) ogni
altro vincolo che comporti la inedificabilità delle aree.”.
E tra tali vincoli – stante la sua natura già ampiamente esposta - rientra
senza dubbio il vincolo ex art. 9 l. n. 729/1961 e D.M. 1 aprile 1968 (Cons.
Stato, sez. IV, 12 febbraio 2010 n. 772 e 30 dicembre 2008 n. 6627)
Alla luce di quanto esposto, occorre dunque affermare, anche con
a) che i vincoli di rispetto del nastro autostradale sono vincoli inderogabili;
b) che il vincolo di inedificabilità a 25 m. dal nastro autostradale, di cui
all’art. 9 l. n. 729/1961, si applica alle autostrade la cui costruzione è
avvenuta dopo l’entrata in vigore della legge medesima, ovvero alle
autostrade la cui costruzione è stata già concessa a tale data;
c) che il vincolo autostradale, stante la sua natura e gli interessi pubblici per
la cui tutela esso è previsto, opera indipendentemente dalle caratteristiche
dell'opera realizzata e dalla necessità di accertamento in concreto dei
connessi rischi per la circolazione stradale;
d) che, con riferimento alla l. n. 47/1985 (cd. condono edilizio) per le opere
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abusivamente realizzate dopo l’imposizione del vincolo a tutela del nastro
autostradale trova conseguentemente applicazione l’art. 33, comma 1, lett.
d), l. n. 47/1985, che sancisce la insanabilità dell’opera realizzata.
Quanto appena affermato sub c) già consente di ritenere infondati i motivi
di appello riportati sub lettere c) e d) dell’esposizione in fatto –
quest’ultimo con riferimento ai motivi, assorbiti in primo grado ed ora
riproposti e riportati sub d1), d2) e d3) - con i quali in sostanza si
lamentano vizi di eccesso di potere connessi al difetto di motivazione e di
istruttoria, con riferimento al mancato accertamento e valutazione della
concreta idoneità dei manufatti realizzati a costituire pericolo per la
3. Anche il motivo sub a) dell’esposizione in fatto è infondato.
Con tale motivo si lamenta l’error in iudicando; errore e travisamento dei
fatti da parte della sentenza appellata, nonché violazione e falsa
applicazione art. 9 l. n. 729/1961, D.M. 1 aprile 1968, artt. 32 e 33 l. n.
- nessuno degli atti dell’ANAS impugnati fa riferimento ad un vincolo
imposto dalla l. n. 729/1961, la cui violazione è stata sostenuta dall’ANAS
solo in corso di giudizio, quindi “a posteriori” e con una “motivazione
estranea all’atto”. Al contrario, “per valutare la legittimità o meno di un
parere negativo, esclusivamente fondato sulla asserita incompatibilità (delle
opere di cui si chiede la sanatoria) con i vincoli derivanti dal D.M. 1 aprile
1968, occorre esclusivamente accertare se sussista o meno l’incompatibilità
con le prescrizioni di cui al D.M. 1 aprile 1968, senza che abbia rilievo
alcuno l’asserita incompatibilità con altri vincoli, la cui violazione non è
- i manufatti sono anteriori anche al 1961, e quindi agli stessi non possono
essere applicati i vincoli di cui alla l. n. 729/1961;
- il tratto autostradale in oggetto “è stato realizzato a cavallo degli anni
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cinquanta e sessanta, prima dell’entrata in vigore della l. 729/1961, che si
applica solo ai tratti autostradali costruiti successivamente. In definitiva, si
tratta di “vincoli inapplicabili al caso in esame (o comunque di vincoli che
non comportano una inedificabilità assoluta).
Nessuno dei profili rappresentati con il riportato motivo di appello può
In primo luogo, risulta del tutto irrilevante la circostanza che l’ANAS abbia
citato o meno, negli atti impugnati, il vincolo ex art. 9 l. n. 729/1961. Tale
vincolo, come si è già affermato, ha natura di vincolo di inedificabilità
assoluta, che come tale opera direttamente ed automaticamente,
indipendente da ogni eventuale citazione dello stresso da parte dell’atto
amministrativo. In tali casi, ciò che rileva, in via di fatto, è se il manufatto
abusivo ricade (o meno) nella fascia di rispetto, soggetta ad inedificabilità
D’altra parte, stante la predetta operatività del vincolo, anche a voler seguire
la tesi (puramente formale) articolata dall’appellante, si rileva che questi
non avrebbe interesse ad una pronuncia di annullamento per difetto di
motivazione, posto che – una volta attestata in concreto la violazione del
vincolo di inedificabilità – il parere dell’amministrazione sull’istanza di
condono (ex art. 33 l. n. 47/1985) non potrebbe essere che negativo
In secondo luogo, essendosi chiarito che il vincolo ex art. 9 l. n. 729/1961
si applica alle autostrade costruite dopo la sua entrata in vigore ed a quelle
la cui costruzione è stata già concessa a tale data, non risulta fondata la
doglianza dell’appellante che (pagg. 10-11 appello) si fonda su una supposta
applicazione del vincolo solo alla prima ipotesi (cioè autostrade costruite
dopo la l. n. 729/1961), mentre si assume che l’autostrada in oggetto
sarebbe stata costruita “prima”, e quindi ad essa non è applicabile il vincolo
Al contrario, occorre osservare che, come si evince da un atto depositato
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dall’appellante (v. all. A alla produzione del 22 aprile 2010), l’autostrada
Brescia-Verona-Vicenza-Padova collega la autostrada Milano-Brescia e
quella Padova –Venezia “cosa che avvenne nel febbraio 1962, al termine di
Da quanto risultante da tale atto, e da quanto esposto dalla società
autostradale nel proprio controricorso (pag. 6 ed allegati), l’autostrada in
esame è stata oggetto di concessione ben prima del 1961, e pertanto per la
stessa trovano puntuale applicazione i vincoli di cui all’art. 9 l. n. 729/1961.
In terzo luogo, non risulta fornita dall’appellante, a supporto delle proprie
affermazioni, alcuna prova in ordine alla realizzazione dei manufatti ante
1961, e ciò in disparte di ogni valutazione sull’istanza di condono, proposta
anche ai sensi dell’art. 9 l. n. 729/1961, con il che implicitamente si
ammette un contrasto tra l’edificato e detto vincolo (e quindi una
posteriorità del primo al secondo).
4. E’ infondato anche il secondo motivo di appello, sub b) dell’esposizione
in fatto, con il quale si lamenta error in iudicando; errore e travisamento dei
fatti nonché carenza di istruttoria; poiché, secondo l’appellante:
- si assume senza alcun riscontro che i manufatti siano collocati a 20 m. dal
ciglio autostradale (quelli realizzati prima del 1968) ed a 40 m. (quelli
- si deve rilevare che, in epoca successiva, vi è stato ampliamento della sede
autostradale con “corrispondente traslazione della fascia di rispetto”, e di
tanto non ha tenuto conto né il parere ANAS, né la impugnata sentenza.
Sul punto, la costituita società autostradale rileva (pag. 10 controricorso)
che “a nulla rileva la questione fattuale ex adverso sollevata, attinente alla
misurazione delle distanze tra le opere abusive de quibus e la fascia di
rispetto autostradale, questione che, configurandosi come jus novorum,
involge un nucleo tematico di censure la cui trattazione è tassativamente
preclusa nel presente giudizio in grado di appello”.
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Indipendentemente da ogni considerazione sull’eccepito ius novorum in
appello, rileva il Collegio che la sentenza impugnata ha espressamente
affermato – sulla base di tutta la documentazione di causa – la collocazione
dei manufatti a 20 m. dal ciglio autostradale (opere anteriori al D.M. 1
aprile 1968), ciò in particolare deducendo dalla prospettazione del
ricorrente in I grado (v. pg. 8 sentenza) ed a circa 40 m. per i manufatti
A fronte di tali affermazioni, l’appellante avrebbe in ogni caso dovuto, a
maggior ragione laddove lamenti l’apoditticità ed il difetto di supporto
probatorio di tali affermazioni, comprovare la fondatezza del proprio
motivo di appello, indicando al giudice di II grado gli atti del giudizio
fondanti la proposta doglianza e, in concreto, una diversa situazione di
fatto; cosa che, al contrario, non è desumibile dal ricorso (v. pagg. 10-12).
Per tutte le ragioni sin qui esposte, l’appello deve essere rigettato, con
conseguente conferma della sentenza impugnata.
Stante la natura e complessità delle questioni trattate, sussistono giusti
motivi per compensare tra le parti spese, diritti ed onorari di giudizio.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
definitivamente pronunciando sull’appello proposto da Montresor
Lodovico, e successivamente riassunto da Montresor Michele e Francesco
(n. 1951/2004 r.g.), lo rigetta e, per l’effetto, conferma la sentenza
Compensa tra le parti spese, diritti ed onorari di giudizio.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 1 marzo 2011 con
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L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
GUIDELINES FOR APPROPRIATE STRESS ULCER PROPHYLAXIS The following information, derived from the ASHP guidelines, can be used as a screening tool to determine appropriateness of prophylaxis. Medical Intensive Care Unit patients ONE OR MORE OF THE FOLLOWING RISK FACTORS • Likely to require mechanical ventilation for > 48 hours • Non-intentional coagulapathy, i.e. not on warfarin
FUNDACION PRIVADA G3T INFORME MENSUAL, SEPTIEMBRE 2004. Hoy, que estamos a pocos días del fin de la segunda fase de la transición, podemos observar en el país la división entre la clase política. Los partidos del G10 (mayoritariamente Tutsi) rehusaron ocupar sus escaños en el Consejo de Ministros, el Parlamento y el Senado debido a un desacuerdo en lo concerniente al reparto